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Mutui: in Italia il tasso fisso è più caro che nel resto d'Europa

di Maximilian Cellino

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12 novembre 2009

Mutui più cari in Italia che nel resto d'Europa? Il sospetto, in fondo c'era da sempre, adesso esiste anche la conferma ufficiale e la fonte è di quelle degne di fiducia: la Banca d'Italia. Lo ha infatti sottolineato Roberto Rinaldi, capo del Servizio supervisione intermediari specializzati della Banca d'Italia, nel corso dell'audizione di mercoledì pomeriggio alla Camera sul tema del credito al consumo. A sorpresa, però, lo squilibrio con il resto d'Europa non riguarda i prodotti a tasso variabile: "Secondo le rilevazioni armonizzate – ha ricordato Rinaldi - tassi medi praticati in Italia, nel confronto con gli altri paesi dell'area dell'euro, risultano nel complesso allineati per i mutui a tasso variabile; per tale tipologia il tasso d'interesse risulta oggi molto contenuto". I divari con l'estero permangono invece per chi sceglie il fisso, con tassi medi rilevati a giugno 2009 attorno al 5,2% contro il 4,4% praticato all'estero.

La Banca d'Italia chiede informazioni più chiare sui rischi del variabile
Di questi tempi, però, la gran parte dei mutui sottoscritti è a tasso variabile (circa il 70% nel terzo trimestre 2009, secondo i dati in possesso della Banca d'Italia), una circostanza che riporta alla mente i rischi assunti da chi aveva scelto la rata indicizzata nel periodo 2004-2005 (allora la quota di variabili aveva addirittura raggiunto il 90%) e si è successivamente trovato spiazzato dal forte rialzo dei tassi Euribor nel periodo 2007-2008. Ed è proprio per evitare il ripetersi di simili errori che Rinaldi ha lanciato un appello alle banche: "E' essenziale – ha ricordato nel corso dell'audizione odierna - che gli intermediari forniscano alla clientela una corretta e sostanziale informazione precontrattuale sui rischi connessi alla stipula di contratti il cui onere finanziario può lievitare significativamente in presenza di aumenti dei tassi di interesse". Allo sportello si dovrà dunque ricevere un'adeguata informativa, anche se al momento non è chiaro se si debba trattare di mere indicazioni verbali, che in genere lasciano il tempo che trovano, o di veri e propri esempi scritti con simulazioni dell'andamento futuro della rata in base ai possibili scenari. Quest'ultima soluzione comporterebbe un impegno senza dubbio maggiore per le filiali, ma avrebbe anche un'efficacia decisamente diversa.

12 novembre 2009
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